Niente bis per Milano. Non riesce la rimonta Olimpia contro il Partizan
L'Olimpia cade contro il Partizan. Milano brutta e farraginosa in attacco, crolla fino al -20. Non molla rientra ma il tiro della vittoria di Guduric fa tornare da Belgrado con un 1-1 di record.

L'Olimpia chiude la tre giorni di Belgrado con un 1-1 di record agrodolce e con più di un rimpianto. La puntata numero 2 va appannaggio degli uomini di Obradovic, nell'eterna classica tra leggende contro coach Messina. 80-78 Partizan dopo una partita che non passera agli annali per estetica, ma dal grande pathos finale.
La cronaca
Il secondo episodio della trasferta serba dell'Olimpia trova un Partizan ferito dalla trasferta di Dubai e che inizia con un piglio desideroso di riscatto. Lo spettacolo, solito e rumoroso, sugli spalti non viene eguagliato sul parquet. La versione fluida e promettente del day1 non viene replicata.
Il Partizan non splende altrettanto ma riesce a segnare con maggiore continuità degli ospiti e soprattutto riesce ad aver più ordine, mantenendosi in vantaggio. Milano regge soprattutto grazie al tiro da fuori (6/9) con Brooks (2) e Shields (3) particolarmente ispirati.
Le maggiori perplessità ci rimandano al passato. La metacampo offensiva non acquista mai ritmo, non si creano vantaggi e anche il controllo dei palloni risulta complesso, collezionando diverse palle perse (11 nel primo tempo) di cui alcune molto banali. Ma la stagione è giovane e il gioco delle squadre lo rivela in maniera lampante.
Tuttavia si può trovare anche il più classico dei bicchieri mezzi pieni. L'Olimpia da continuità alla capacità di reagire e con difficoltà tecniche e di risultato ben peggiori, organizza alcuni buoni attacchi nei momenti migliori del Partizan rimanendo a contatto. Il finale del primo tempo però acuisce i problemi. L'Olimpia si carica di falli (3 per Mannion e soprattutto Guduric) e tra liberi e le triple di Carlik Jones e Parker, i padroni di casa vanno avanti in doppia cifra (42-31).
Questa volta l'emoraggia è più seria. ATO complesso, Carlik Jones con crossover e tripla e il Partizan tocca il +14, prima del canestro di Shields che chiude il primo tempo, con i milanesi a -12 (45-33).
La ripresa cancella il fioco ottimismo del primo tempo. 8-0 per i padroni di casa e si arriva al +20 (53-33) con Sterling Brown che come nel frazione pre intervallo ispira l'inizio dei suoi e contribuendo con 5 punti consecutivi. Milano sembra stufa della capitale serba e il canestro concesso per il 55-35 è un campanello d'allarme.
Campanello che sveglia Guduric e Shields che provano a ritardare il volo di ritorno e Milano trova un po' di ritmo offensivo sulle spalle del serbo campione dell'ultima Eurolega. L'Olimpia torna sul -11 (61-50) ma il Partizan esce dal time-out con un 5-0 che ricaccia le scarpette rosse indietro.
Una partita onestamente tutt'altro che spettacolare, si addolcisce e gli attacchi trovano maggiore fluidità, anche se gli errori calano ma non di troppo. Milano muove meglio la palla e trova scoperto il Partizan e quando Brooks prende e segna una coraggiosa tripla in transizione, gli ospiti sono a -9 (68-59). Brooks come nel primo tempo cavalca la striscia e un'altra tripla chiude il terzo quarto con un insperato -7.
Gli inizi dei quarti non sorridono a Milano e ancora le palle perse banali permettono al Partizan di tenere la forbice vicino alla doppia cifra. L'energia di Nebo, la leadership di Guduric e uno Shields preciso dall'arco, fanno restare Milano in scia dei bianconeri. L'Olimpia spreca 4 occasioni palla in mano sul -5 (78-73), la più amara è una tripla di Ellis vanificata da un piede fuori. Dal possibile -2, all'ennesima palla persa.
Un ultimo minuto a dir poco confusionario lascia ancora maggior amaro in bocca all'Olimpia. 5-0 a favore di Milano, Jones a sbagliare il canestro della sicurezza e Guduric palla in mano sull'80-78 Partizan. Step back classico ma questa volta corto. Finisce così. Si sblocca il Partizan, perde l'Olimpia.
Le chiavi
Carlik Jones e Sterling Brown, i soliti sospetti del Partizan (13 a testa nel primo tempo), 15 e 20 alla sirena. Guidano la squadra di Obradovic in tutti gli allunghi. Il Partizan è una squadra ricca di talento e vedendo come vola Tyrique Jones, sale l'attesa di vedere Muurinen in un contesto del genere.
Il lato negativo della medaglia è ancora la discontinuità. Sia nella metacampo difensiva, che nel finale che poteva esser gestito meglio. Il ritorno tra le mura amiche ha ridato vitalità ad un Partizan che deve sicuramente amalgamarsi in fretta ma che non poteva ripetere l'opaca prestazione di Dubai.
Per Milano un passo indietro o meglio una partita per ampi tratti, praticamente tre quarti, davvero difficile. Son riaffiorate problematiche del passato specialmente nella costruzione in attacco, davvero deficitaria per oltre 20' abbondanti. A questo vanno aggiunte le palle perse. Fil rouge della partita contro la Stella Rossa (16 totali, 11 nel primo tempo) e diverse davvero oltre il concetto di banalità. Complicata la trasferta serba per Nico Mannion che non sembra troppo in fiducia e risultando spesso frettoloso nelle scelte.
Ma non è stata una nottata completamente buia. Continuità positive, con il debutto vincente di 48 ore fa, ce ne sono diverse. L'aspetto psicologico non è da buttare. Certo alcune disattenzioni gravi e un -20 meritato. Ma da li l'Olimpia, che sembrava ad un tratto esser fuori dal match, ha saputo rimbalzare contro il muro della Beogradska Arena e tornare piano piano in partita, arrivando a giocarsi la vittoria all'ultimo possesso.
Legato al precedente tema, la leadership. Protagonista Marko Guduric. Non perfetto nella giocata finale, sottotono nel primo tempo, da metà del terzo quarto ha messo in scena un clinic di letture e scelte che hanno coinvolto e risollevato la squadra. 7 dei 12 finali nel terzo periodo e 8 assist finali, per un impressionante +18 di plus/minus che in una sconfitta non è scontato.
Nebo è un'altra nota lieta. Energia, fisicità e soprattutto una solidità difensiva su cambi e contenimento, che consiglierebbe lo staff milanese di preservare l'ex Maccabi in una teca appena mette piede fuori dal parquet. Questo è il Nebo che Milano attendeva e per i più scaramantici ci fermiamo qui. Bolmaro è un fattore difensivamente, specialmente nel finale (nonostante una disattenzione su Milton) e se riesce a controllare la frenesia offensiva potrà esser molto importante.
In salsa agrodolce la serata di Shields. 21 con 26 di valutazione e 5/9 da 3. Il danese conferma la buona vena realizzativa e soprattutto la perfetta sintonia con Guduric, giocando soprattutto lontano dal pallone. Non dover esser l'handler principale di Milano sta restituendo il letale attaccante che siamo abituati a conoscere. Purtroppo un fastidio muscolare lo ha relegato in panchina nel finale, sperando sia stata semplice precauzione.
