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Il Real celebra la 38ma Liga

Il Real è campione di Liga Endesa per la trentottesima volta.

Dopo aver spazzato via Baskonia (2-0) e Malaga (3-1) ecco il netto 3-0 su Valencia che certifica una Liga straordinaria chiusa con 38 vittorie e sole 5 sconfitte, delle quali solo una negli ultimi 186 giorni.

Era stata proprio Valencia l'ultima squadra a superare i #blancos prima della caduta in gara 3 a Malaga, tuttavia questa serie ha dimostrato l'ampia superiorità madrilena.

Sergi Llull riscrive la storia: da ieri è il più vincente di sempre nel basket iberico con 25 titoli, mettendo alle spalle gente come Clifford Luyk e Rafa Rullan, mentre Chus Mateo vince il senso titolo in tre stagioni su 12 competizioni allenate nelle quali è giunto in finale 10 volte vincendo 199 gare su 262  per una percentuale vincente del 76%. Anche questa è storia.

Sergio Llull, 25mo titolo nazionale con il Real

Gara 3 di finale in Liga Endesa arrivava dopo giorni di polemiche e di asticella dell'intensità che si è progressivamente alzata a seguito del 2-0 madridista della scorsa domenica.

Pedro Martinez aveva sostanzialmente provato ad utilizzare il teorema di Ibon Navarro: se non si riesce a superare il Real non si ammette al 100% la ragione tecnica e la si butta su presunti favori arbitrali.

E' un peccato in ogni caso perchè  Valencia oggi come Malaga in semifinale sono squadre che avrebbero avuto tutto per competere: resto dell'idea che queste lamentele non siano altro che una ricerca di alibi che indebolisce anche il sistema tecnico, oltre che la forza emotiva del gruppo.

La gara della Fonteta ha dimostrato che questo Real non si batte e che il dominio “liguero” è confermato nei fatti.

70-81 il finale con la netta supremazia madridista emersa da metà gara in poi.

Real campione di Liga 2025

La gara che regala la trentottesima Liga al Real Madrid

Sin dalla palla due il Real pare più allacciato. Valencia va a sprazzi, sparacchia da tre e solo un antisportivo a Llull ed un tecnico a Garuba evitano una fuga ospite che poteva essere già sostanziosa. 19-23 dopo 10'.

A questo punto entra in scena la “second unit” madrilena guidata da chi forse è il più inatteso dei protagonisti. Bruno Fernando domina con 6 punti in 6'10", stoppa e subisce falli. Se quando Tavares è seduto il rendimento della squadra è questo difficilmente Madrid perde. Hezonja segna poco ma è a quota 8 rimbalzi nel solo primo tempo. 

Bruno Fernando, grande protagonista finale di Liga

Le guardie dei padroni di casa, Montero e Badio su tutti, latitano.

Qualche persa e troppi rimbalzi offensivi concessi fanno rientrare Valencia sino alla tripla di Lopez-Arostegui che da' l'inatteso 40-39 taronja a metà gara. Sembra un fuoco di paglia e sarà così.

Al rientro dal riposo lungo ecco lo 0-15 letale e decisivo che lancia il Real verso il titolo. I #blancos non si volteranno più indietro. Protagonisti assoluti Campazzo, Hezonja e Tavares, che domina nel pitturato a dispetto di numeri eccellenti solo a livello di stoppate. Gli avversari scappano e cambiano idea quando lo vedono nei paraggi.

Xavi Lopez-Arostegui il migliore di Valencia in finale

Lopez-Arostegui è l'anima #taronja ma sono ancora 11 i punti di vantaggio dei madrileni dopo 30' (49-60).

L'ultimo sussulto locale è firmato Joel Soriano dopodiché l'intensità difensiva del Real stritola definitvamente avversari e gara.

La Fonteta chiude la sua straordinaria epoca (dal 1987 casa dei #taronja) con 8081 spettatori in piedi ad applaudire i propri beniamini, autori di una stagione splendida, ma il titolo è ancora una volta madridista. 

Le chiavi del titolo madrileno

Difesa, difesa ed ancora difesa.

Il 45-39 a rimbalzo è dato che dovrebbe premiare Valencia ma la pressione soprattutto sugli esterni è decisiva per i rivali. 76 i tiri locali (40 triple…), 60 quelli ospiti: è la qualità che fa la differenza.

Madrid perde 8 palloni nel primo tempo e solo 2 nella ripresa quando il gioco si fa determinante.

Tavares e Fernando sconsigliano ogni velleità rivale al ferro e così facendo permettono agli altri di essere assai aggressivi sul perimetro.

Molte di quelle 40 triple valenciane arrivano dopo possessi troppo rimuginati per le abitudini di Pedro Martinez e questo è dovuto a perfetti “close out” e rotazioni degli uomini di Chus Mateo.

La questione ritmo? Si è giocato spesso a quello più gradito ai locali, tuttavia chi ne ha approfittato è stato il Real, capace di gestire alla perfezione il tutto coi cambi di velocità impressi da Campazzo e, globalmente, da una difesa perfetta.

Facu MVP ma potevano esser almeno altri 4-5 giocatori in una serie giocata da squadra vera.

Facu Campazzo, MVP della finale di Liga

Le parole dei vincitori

Sergio Llull è sempre più leggenda e ci regala la notizia più bella: «Continuo a giocare, vivo per queste emozioni, per queste gare».

Chus Mateo non trattiene le emozioni e qualche lacrima compare sul suo viso: «E' stata una stagione difficilissima in cui abbiamo perso due finali e non siamo andati alle Final 4: vincere un titolo così è una grande prova di squadra. E proprio la squadra ha aiutato me quando mi ha visto in difficoltà così come io ho aiutato loro quando li ho visti nei problemi. E ce ne sono stati di giorni duri… Il vero allenatore è mia moglie, che lo fa tutti i giorni con la mia famiglia ed i miei piccolini».

«Con questa maglia vincere è necessario sempre, ma spesso non trovo riscontro tra la positività del lavoro fatto ed i risultati. Accade che vincere diventi poi un sollievo più che una gioia».

«Abbiamo vinto la Liga da quando abbiamo capito che questa era un squadra di attaccanti fenomenali lo scorso anno ma che si è dovuta riconvertire in una squadra dall'anima difensiva principale in questa stagione. Lì abbiamo vinto, realizzando che erano stati tanti i cambiamenti in estate su cui lavorare».

«Se sarò ancora qui l'anno prossimo? E' il club della mia vita, io non vedo altro ma non dipende da me. Se mi vorranno…».

L'uomo pare stremato e molto solo in questo contesto, come soli sanno essere solo le persone veramente speciali.

Chus Mateo, sesto trionfo sulla panchina del Real

Il Facu, MVP, è molto chiaro: «Mi interessano i premi individuali solo perchè arrivano dopo i titoli. E' stata durissima! Abbiano perso due finali? Sì. Non siamo andati ad Abu Dhabi? Sì. Ho avuto un paio di mesi sotto il mio livello, ma  l'unica ricetta per arrivare infine a questo è rompersi il culo ogni giorno in allenamento e l'ho sempre fatto. Siamo stati squadra che quando non lo vedevate».

Dzanan Musa saluta Madrid: «Sono felice ma anche molto triste. Sarò sempre madrileno». Intanto sarà Dubai.

Tutta la squadra era ancora sul parquet a festeggiare mentre Mario Hezonja era praticamente già sotto la doccia: «E' bello chiudere così ma non cancella tutta la merda che abbiamo fatto in stagione. Con questa maglia non è possibile. Serve chiudersi in ufficio e capire cosa fare per migliorare». Autocritica o solo critica? La seconda…

Tutte parole che attestano la difficoltà della stagione, tutte parole che confermano cosa voglia dire Madrid, ovvero che nemmeno un titolo prestigioso come una Liga potrebbe bastare per evitare grandi cambiamenti. Proprio quelli di cui qualche dirigente madrileno sussurra nei corridoi della Fonteta. Sarà un'altra estate calda per l'ambiente #blanco.

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