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Giorgio Armani, Leo Dell'Orco ed Ettore Messina

Giocare bene, appassionare… E se gioco male di chi sono le colpe?

Appassionare la gente alla propria pallacanestro sta davanti a tutto. 

In qualità di  frequentatori ormai da qualche anno abituali dei grandi appuntamenti internazionali, continuiamo a provare un certo fastidio nel raccogliere opinioni sempre assai negative riguardo il club milanese, la sua organizzazione e l'offerta di basket proposto in rapporto a quanto investito dalla proprietà dal 2019 ad oggi. Trattandosi però di realtà, si fa fatica a contestare tali opinioni. Che poi sia cosa che solo alcuni hanno il coraggio di esprimere pubblicamente è un altra storia e riguarda il tema della proposta comunicativa che andremo a trattare.

Nel frattempo possiamo permetterci di dire che la qualità della pallacanestro proposta da Milano non è certo delle migliori in quest'ultimo triennio per la principale ragione che non si riesce a capire cosa la squadra voglia fare. Sarà quasi sicuramente un limite nostro nel non comprendere, ma se poi la cosa ci viene ribadita da tanti eccellenti addetti ai lavori non è che un problema di questo tipo sia da considerarsi reale?

Milano ha giocato male quest'anno come lo ha fatto nelle due stagioni precedenti, quando il solo approdo durante la stagione di Shabazz Napier ha cambiato un pochino le cose rendendo il sistema più efficace ed adatto alle esigenze del gioco moderno.

Ricorderò sempre un colloquio a Berlino (F4 2024) con una grande firma del basket internazionale: «Quando ci vediamo a Milano?» la mia semplice domanda. «Quando L'Olimpia offrirà un prodotto cestistico per il quale vale la pena affrontare un viaggio». Sipario.

Perchè tutto ciò? Colpa dell'allenatore? Responsabilità primarie dei giocatori? 

Se una squadra gioca male è ovvio che vi siano entrambe le situazioni da valutare. Sicuramente Messina non ha dato un'impronta valida, quella che entusiasticamente ci si attendeva (ndr ero il primo a farlo) al suo arrivo nel 2019, se non appunto nelle prime due stagioni, ma allo stesso tempo si sono visti circolare alcuni giocatori, parecchi dei quali eccessivamente retribuiti visto il loro valore, che con una squadra di Eurolega che ambiva a competere realmente avevano ben poco a che fare. A fronte di uscite, recenti o meno, di profili che invece erano fondamentali per la squadra.

Il tema si sposta allora sulle scelte: chi li ha portati a Milano? Chi li ha mandati via da Milano o almeno non ha fatto ciò che sarebbe servito per trattenerli?

La risposta più ovvia a queste due domande indica nella dirigenza le responsabilità. Ma chi incarna la dirigenza a Milano nel momento in cui la proprietà semplicemente si affida in tutto e per tutto ad una sola persona?

Ettore Messina all'arrivo a Milano aveva ogni possibile caratteristica che potesse portare il club ai livelli più alti come allenatore, mentre non ne aveva mezza dimostrata come dirigente. Un conto è avallare le scelte dei dirigenti, GM o DS che siano,  cosa che fanno alcuni allenatori (non tutti, non avete idea di quanti, anche in EL, si ritrovino ad allenare giocatori ai quali non avevano minimamente pensato), un conto è dover lavorare a troppi aspetti a livello dirigenziale senza circondarsi di profili a cui viene lasciata la libertà di operare sulla base di fiducia e collaborazione.

Lo ribadisco per l'ennesima volta: il doppio ruolo ha tolto diverso tempo ed una marea di energie mentali e fisiche ad Ettore Messina, fatto che ha avuto chiare ripercussioni sul suo essere allenatore.

E' sufficiente riflettere su alcuni numeri semplicissimi. La stagione dura 9 mesi, ovvero 270 giorni all'incirca se arrivi sino in fondo ai tornei nazionali, vi sono 80 o più gare che vogliono dire 40 trasferte , cosa che implica altri 60-70 giorni la maggior parte dei quali è spesa viaggiando. 30 sono i giorni dedicati alla preseason, il che porta il tutto a circa 170-180 giorni già impegnati. Ne restano più o meno 90, tra i quali è necessario ricavare qualche riposo e, fa quasi ridere, allenarsi, per quanto concetto assai complicato visti i tanti impegni. Come potete facilmente vedere di tempo ne resta assai poco.

Come si può pensare che in questa situazione un allenatore trovi il tempo per ricucire un rapporto con un'agenzia con la quale non ci si è trovati al meglio, oppure ragionare con un giocatore sulla durata dell'offerta che gli si vorrebbe sottoporre per un rinnovo, oppure ancora vagliare profili da inserire in corso d'opera o verso la costruzione del nuovo roster? Aggiungiamoci pure il parlare con giocatori che attraversano momenti difficili, perchè succede, così come confrontarsi con quelli che manifestano insoddisfazione. 

E' semplicemente impossibile. E chi ne esce ridimensionato è proprio il Messina allenatore, quello che dovrebbe fare la vera differenza per MiIano.

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