VIRTUS-MONACO: il confronto tra Mike James e Carsen Edwards
Erano i due uomini più attesi, eppure nello scontro tra i due sono venute fuori diverse sorprese

Erano i due uomini più attesi, quelli che dovevano prendere in mano la partita per entrambe le squadre e garantire scoring e ritmo. La sfida tra Virtus Bologna e Monaco, vinta dalle V nere per 77-73, ha chiamato necessariamente al confronto tra Carsen Edwards e Mike James, due giocatori per certi versi simili per indole caratteriale ma meno nello stile di gioco.
Nella gara del PalaDozza infatti, fatte stanti due difese molto aggressive e precise, in particolare quella delle V nere, solamente Edwards ha potuto mostrare fino in fondo le sue doti realizzative, beneficiando però anche del contesto di squadra, con la Virtus che ha mantenuto buone percentuali per tutta la partita, controllando diversi possessi chiave. Il numero 3 ha aperto il match col piede sull’acceleratore, cercando di spezzare la linea difensiva di Monaco con cambi di velocità e triple dal palleggio. I suoi primi minuti sono stati una fiammata due bombe, un coast-to-coast in penetrazione e un impatto emotivo enorme sul pubblico. Il suo ritmo è rimasto pressochè costante in quasi tutta la partita, calando solamente nel finale, quando il Monaco si è rifatto sotto arrivando ad un solo possesso di distanza.

Mike James è apparso invece molto scarico in attacco, realizzando solamente un canestro su azione in tutta la partita, ma mostrando forse di più le sue doti da regista. Il play americano ha saputo regalare comunque letture di gioco di alto livello con la sua classica costruzione dal basso: mani sempre sul pallone, pick-and-roll alto per coinvolgere Diallo e Theis, e la solita calma glaciale nel dettare tempi e spazi. James dunque, nonostante la grande fatica in fase realizzativa, è rimasto coerente con il suo modus operandi, soprattutto nei momenti in cui la squadra del principato stava per compiere la clamorosa rimonta in una partita che, fino a due minuti dalla fine, sembrava già chiusa.
Gestioni e letture
Con l’andare dei minuti, Mike James ha preso in mano la lavagna tattica invisibile della partita. Ogni possesso è passato dalle sue mani: step-back, penetrazione per creare vantaggio e scarico, palla messa dove serviva. Ha chiuso con 10 punti e 7 assist, tuttavia, la difesa della Virtus lo ha costretto spesso a tiri contestati o a giocare spalle al canestro, togliendogli la fluidità abituale. Dall’altra parte, Edwards ha dato il meglio nei momenti di rottura. Ogni volta che la difesa monegasca abbassava la guardia, arrivava la sua zampata: un pull-up dalla media, una penetrazione con arresto e tiro, una bomba in transizione. Non ha avuto la regolarità di James nella gestione, ma ha inciso in modo più verticale, più “americano”.
Momenti chiave
Nel quarto periodo, quando la pressione è salita, il duello si è fatto diretto.
James ha provato a riaprire la gara con la solita combinazione di step-back e penetrazione, ma Virtus ha tenuto botta, protetta da un’area ben presidiata e dalla lucidità nei rimbalzi (44-32 il dato finale).
Edwards, pur meno appariscente nel finale, ha mantenuto sangue freddo: possesso gestito, difesa alta, liberi segnati e la capacità di restare dentro il sistema. La Virtus ha chiuso la partita con personalità e solidità, senza farsi travolgere dall’inerzia che James tentava di imporre.
Considerazioni finali
Potremmo sintetizzare il duello tra le due stelle con alcune parole chiave per ciascuno:
James, cerebralità, controllo, creazione e leadership.
Edwards, adrenalina pura, istinto offensivo e spinta energetica.
Alla fine, a vincere è stata la coralità della Virtus, che ha valorizzato l’esplosività di Edwards senza dipenderne completamente, mentre Monaco ha si trovato alternative in fase realizzativa (Mirotic e Diallo su tutti), ma contro una difesa aggressiva e ben eseguita soprattutto dal perimetro, si è trovata a corto di alternative quando il gioco si è sporcato e il ritmo si è spezzato.
Due interpreti di altissimo livello, due mondi cestistici che si sono scontrati per quaranta minuti: l’uno maestro del controllo, l’altro artigliere d’istinto. E alla fine, anche se la carriera di James si avvia sul viale del tramonto, il top scorer all time dell’Eurolega anche a 35 anni ha dimostrato di possedere ancora un quoziente cestistico non indifferente.
La serata del PalaDozza ci ha ricordato che in Eurolega non esiste un solo modo per dominare: c’è chi orchestra, e chi incendia. James ha diretto ma non incendiato, Edwards entrambe le cose. Ma la vittoria, stavolta, è rimasta sotto le Due Torri.