Esclusiva col Poz: La mia pallacanestro, aiutare in difesa e passarsi la palla in attacco
Chiacchierata esclusiva con il Coach degli azzurri: la sua pallacanestro, gli allenatori oggi ed un giochino su diversi nomi.

Metti l'idea di intervistare Gianmarco Pozzecco prima di un'altra estate con la Nazionale, metti il fatto di preparare una dozzina di domande cercando di scavare il più possibile nella sua pallacanestro, provando a descriverla nei contenuti attraverso quelle domande, metti…. metti quello che vuoi, alla fine devi fare i conti con il Poz, al solito unico, ed allora la tua scaletta finisce nel dimenticatoio e l'intervista diventa una chiacchierata a tutto tondo sul basket, spaziando dagli azzurri agli allenatori in generale, oltre a tanto altro.

Ciao Poz, ho qualche domanda rapida perchè vorrei descrivere la tua pallacanestro, una cosa che raramente viene fatta…
(ndr 70 minuti di call con memorabili “off the records” che potrebbero essere oggetto di un libro di successo)
La mia pallacanestro. Firmato Gianmarco Pozzecco
Un'altra estate con gli azzurri, cosa senti di nuovo verso questo Eurobasket?
«Il primo anno c'era l'entusiasmo legato al nuovo allenatore, i ragazzi erano in grande forma. L'attenzione era massima, poi sai come è andata, battiamo la Serbia e perdiamo con la Francia».
«L'anno seguente siamo partiti con un po' meno carica e concentrazione però c'erano stima reciproca e consapevolezza. In preparazione abbiamo battuto Grecia e Serbia, poi al Mondiale abbiamo pagato in termini di atletismo ma il nostro DNA ci ha permesso di non mollare fino agli USA, trovati dopo che avevano perso, ed è finita lì».
«A Portorico siamo arrivati con troppo poco tempo per prepararci. Eravamo senza Fontecchio? Vero, ma io non ci campo sulle scuse ed abbassare aspettative o cercare alibi non fa per me. Comunque difficile dare un giudizio definitivo anche per i volti nuovi».
«Oggi ti dico che ho capito bene cosa sia la somma di cose che deve creare una nazionale. Devi attingere al talento, ma mettere in piedi una squadra vuol dire magari sacrificare un po' di talento. Agli Europei di Zagabria, nell'89, si diceva che Ivkovic era perfetto per gestire tutto quel talento perchè non si tirava indietro nemmeno fisicamente coi suoi, ma poi che squadra aveva… In sostanza devi fare i conti con le caratteristiche chiave e non sempre chiamare i 12 più forti vuol dire costruire la squadra migliore».
Lasciamo stare le solite domande sentite mille volte, io voglio sapere che tipo di pallacanestro vuoi che giochi la tua Nazionale, tecnicamente il primo messaggio che trasmetterai alla tua squadra e sui lavorerai da subito…
«Io esigo che si aiutino e che le responsabilità dei singoli siano sempre verso la squadra. Non esiste errore del singolo, esiste quello di squadra. L'errore è se non aiuti in difesa o non passi la palla, le due cose per me imprescindibili: aiutare in difesa e passarsi la palla in attacco, appunto».
«Tecnicamente parlando io credo molto nello “stunt” difensivo addirittura esagerato. Per spiegarlo ai meno avvezzi alle cose cestistiche, chiedo un aiuto proprio esagerato. Inconsapevolmente, quando ci alleniamo, gli attaccanti sono così costretti a passare la palla e ci prepariamo sulle due fasi che richiedo come fondamentali».
Eccomi come avvocato del diavolo: ma oggi tirano tutti da tre, è molto pericoloso quanto chiedi…
«Hai ragione, è vero, ma ci sono diversi giocatori che vanno protetti perchè in 1 contro 1 necessitano di aiuto degli altri. E' altrettanto vero che la maggior difficoltà si incontra nell'aiutare sulla seconda linea di passaggio e nelle situazioni in cui l'angolo taglia. In sostanza è necessaria una sincronia totale, o lo fai di squadra oppure è durissima. E' per quello che parlavo di errore di squadra e non individuale».
Continuo a rompere… Hai in mente la difesa con cui Sasha Djordjevic smantellò l'efficacia dello short roll di Hines, assolutamente il migliore in quella situazione? Se non sbaglio Sasha la chiama “next defense” ma si può fare bene se hai uno come Pajola che a livello di spazi occupa un volume assurdo in difesa…
«Verissimo, Pajo è unico e fare tutto ciò e farlo contro uno come Hines in quella situazione ne certifica la grandezza».
Ti faccio ridere, sai che mi hanno criticato molto, prendendomi anche in giro quando ho definito Pajola uno dei 10 migliori difensori della storia di Eurolega? Per me Walkup oggi può essere migliore sull'uomo, ma a 360° Pajo è di un altro pianeta. Si parla tanto di “spacing” in attacco, ma in realtà non scherza l'importanza di quello dietro…
«Sono completamente d'accordo, anche sul discorso dello “spacing”».
Il gioco sta cambiando, il peso delle responsabilità è costantemente indirizzato più verso gli esterni, ormai si vedono squadre con tre piccoli, un finto 4 che apre il campo ed un 5 che possibilmente sia in grado di cambiare su tutti. Direi che è una struttura che si addice alle caratteristiche dei tuoi giocatori…
«Sarò sincero, a me piace di più la squadra grande, quella per intenderci simile alla mia Sassari come struttura. Però lo faremo, con Fonte da 4. Servono però delle combinazioni 1-2-3 robuste perchè altrimenti sei troppo “undersize”».
Ecco, direi che fa meno fatica la Serbia a farlo, magari con Micic, Guduric e Lucic…
«Metti pure Kalinic da 4 e direi che può funzionare…».
C'è un Coach a cui ti ispiri propriamente dal punto di vista tecnico, quello a cui cerchi di rubare più cose da eseguire in campo, magari anche nella metodologia degli allenamenti?
«In generale io prediligo la parte gestionale e allora guardo ai grandi leader come Obradovic, immenso in un insieme di gestione, tecnica e strategia. Jasikevicius lo vedo un po' come la sua evoluzione oggi».
«Quest'anno ho sempre visto con grande interesse Peppe (Poeta) che ha giocato una pallacanestro bellissima e per nulla semplice per completezza. Mi incuriosisce Lisalo, uno intelligentissimo nel portarsi dietro i suoi giocatori nei vari step uno dopo l'altro. Certo, bisogna anche avere la fortuna di poterlo fare. E questo è un tema che mi fa piacere toccare, quello della crescita di livello».
Sono curioso…
«A mio parere si sovrastima il livello. Troppo spesso un buon giocatore viene definito non valido per il passaggio alla categoria superiore ed è un errore che io hai fatto alcune volte in carriera. Se si dà al giusta fiducia il giocatore la sente e può scalare montagne che nessuno si aspetta possa fare».
«In genere io ritengo che sia decisiva quella fiducia, perchè la pallacanestro è variopinta ma deve avere una logica all'interno della quale non puoi tarpare le ali ai tuoi giocatori con troppa disciplina».
«Serve dare un'identità chiara, serve prendersi responsabilità altrettanto chiare. Quando aggiungi ad esempio giocatori nuovi devi sapere che se ne metti 4 e 2 funzionano è comunque un buon lavoro».
Il momento di grande impatto dei giovani Coach italiani
A proposito di Coach, italiani in questo caso… Galbiati al Baskonia, Tabellini scelto da Parigi, Peppe promesso capo allenatore a Milano, non dimentichiamo Casalone assistente all'Asvel: la nuova generazione tricolore sembra aver un futuro radioso, ma già il presente è buono. Tra l'altro gente che mi pare mostrare grande empatia coi ragazzi che allenano nonchè grandi proposte tecniche assai moderne…
«Sono estremamente contento per loro, con molti dei quali ho lavorato pur non ritenendomi assolutamente una delle ragioni del loro successo. Ma non si dica che è solo questione di empatia e di gestione emotiva perchè questi sono allenatori che sanno bene cosa fare tecnicamente e lo accompagna perfettamente ad una gestione di uomini e gruppo che è perfettamente aderente a ciò che serve oggi».

Le difficoltà recenti di molti big della panchina
Tornando al tema allenatori le ultime stagioni hanno registrato grandi difficoltà per i #mammasantissima della panchina. Laso malino al Bayern ed ora esonerato dal “suo” Baskonia, Itoudis ha vinto l'Eurocup ma prima è stato lasciato a casa dal Fener, Messina tre anni senza postseason, Obradovic ancora niente Playoffs: sono 17 titoli di Eurolega che faticano nei fatti. Come te lo spieghi? E' cambiato solo il gioco e magari faticano un po' ad adattarsi oppure va aggiunto, se non addirittura motivazione principale, che è questione di gestione dei rapporti coi giocatori di oggi, che hanno comportamenti ed esigenze diverse da quelli di una generazione precedente ormai al termine del suo percorso?
«Sì, il gioco è cambiato ma io ho un'idea diversa. Quando giocavo una squadra veramente forte perdeva 5 o al massimo 6 partite in un'intera stagione capitava che si vincessero coppe contro avversari non irresistibili. Oggi anche questi grandi allenatori che hai nominato devono fare i conti con tante sconfitte perchè la competitività è altissima ovunque. Era più facile osannare Coach che non perdevano quasi mai, mentre ora le critiche si sprecano ad ogni passo falso. E' quasi impossibile rivedere dinastie o cose del genere, piuttosto che trovare 4 allenatori che vincano 17 titoli proprio come loro. Poi in Italia è ancora più complicato…»
Mi spieghi il perchè di questo ultimo concetto?
«Il rispetto per gli allenatori in Italia è ai minimi termini storici. Trovi allenatori dell'anno che vanno in Lega 2, vedi Brienza, manca il rispetto reciproco, pochissimi fanno veri complimenti ai rivali. Ed alcuni, come quelli di cui abbiamo parlato prima, vanno giustamente all'estero quando ne hanno possibilità. Per non parlare dei casi in cui l'allenatore guadagna come il dodicesimo del roster».
Tornando ai Coach famosi, sai che di Ataman si dice che “non allena”…
«Mi viene da ridere. Ergin, per me altro riferimento assoluto, è un genio. Mi raccontano che faccia partitelle in allenamento ai 70 o ai 100, capite cosa vuol dire per i giocatori?»
Non posso fare nomi, ovviamente, ma un giorno un suo giocatore mi ha detto che lui è perfetto perchè non si capisce niente del suo inglese durante i timeout..
«Ecco, appunto. Bisogna smetterla con questo bisogno di vendersi attraverso una falsa esposizione. Spesso i timeout, visibili ed ascoltabili in televisione, sono diventati uno show degli allenatori. A me non frega niente, io voglio solo dire ai miei ragazzi cosa fare per rendere al meglio senza bisogno di risultare protagonista».
«Sui timeout poi ti dico che nella mia carriera non ne ho mai ascoltato uno… Riposavo ed analizzavo cosa fare nei possessi seguenti, cosa che fanno tutti i giocatori. Se serve stare zitti durante un timeout è giusto farlo, anche se poi c'è chi ti bolla come incapace. Le lavagnette sono diventate incredibilmente protagoniste, ma ci rendiamo conto di quanto poco possano essere efficaci con gli atleti in quei momenti?»
Jasikevicius lo vedi come il possibile leader e, perchè no, dominatore degli anni a venire?
«Come ti ho detto può essere la cosa più vicina ad Obradovic dei giorni nostri»
Proprio Jasi, insieme a Spanoulis prima della finale di Eurolega, ha detto che parlando tra loro si sono detti che il problema più grande era che la palla non ce l'avevano in mano loro due. Hai mai provato questa sensazione, da grande talento, del tipo “potessi giocarmi io questo possesso”?
«No, devo dirti che non mi è mai passato per la testa. Io non ho rimpianti sul voler tornare a giocare. Molti ex giocatori fortissimi, ed io non mi ritengo tale, non riescono ad allenare perchè non tollerano errori che loro non avrebbero mai commesso».
«Io oggi godo nel vedere i miei giocatori fare le cose giuste, con un corretto senso di responsabilità. Il mio ego non lo nutro più, non ne ho proprio bisogno».
Un giochino sui nomi, poi il futuro in panchina
Ora chiudiamo con un giochino di quelli che piacciono sempre. Voglio sapere qual è l'allenatore di oggi per cui vorresti giocare?
«Dico Peppe perchè mi piace la sua pallacanestro e sono sicuro diventerà un grandissimo. E ti rifaccio il nome di Jasikevicius, oltre a quello di Obradovic».
Invece chi è il giocatore con cui vorresti fare coppia in campo, sempre tra quelli di oggi?
«Mi piacerebbe giocare con Miro Bilan, oltre che naturalmente con Nik Melli, uno che conosce il gioco come pochissimi e che rende facile qualsiasi cosa per i compagni».
Ed infine chi è quello che non vorresti mai affrontare, anche perché magari ti toccherebbe difendere…
«Ti faccio il nome di Spissu e quello di Pajola».
OK, sono stato bravo, non ti ho nemmeno chiesto se a fine Eurobasket si chiuderà la tua esperienza con gli azzurri…
«Se sarà la mia personalissima “last dance” con gli azzurri lo accetterò con grande tranquillità, ringraziando il mio Presidente per la straordinaria opportunità che mi ha dato. Quindi il giorno che ritenesse corretto affidarsi ad altri sarei estremamente sereno».
«Lasciami però aggiungere qualcosa di molto importante. Io sento Achille (Polonara) ogni giorno e non so se sarà possibile, ma sogno di averlo nello staff ad Eurobasket».
«Poi mi piacerebbe che la Virtus proponesse un ulteriore contratto ad Achille, ma sono sicuro che il Dottor Zanetti ci ha già pensato».
Semplicemente… Poz.