Coach massacrati dalla critica degli addetti ai lavori : perchè i dirigenti mai?
E' ormai un classico in Eurolega dare giudizi oltremodo negativi sui Coach. Ma i dirigenti, che scelgono loro e tanti giocatori, perchè sono sempre protetti?

Allenare in Eurolega è una benedizione e, come scritto mille volte, il miglior lavoro del mondo. Sarà questione di gusto personale,, va bene, tuttavia il fascino della panchina è stato, resta e sarà per sempre immutato. Se poi il pino è quello di un club di una manifestazione come l'Eurolega allora siamo in paradiso.
Paradiso che però può diventare inferno in un attimo ed in realtà lo diventa sempre più spesso per tanti Coach, anche per quelli che hanno scritto la storia della manifestazione e, perchè no, del gioco stesso.
Se è normale che gli umori dei tifosi siano praticamente sempre figli di vittorie e sconfitte, sarebbe richiesto invece almeno agli addetti ai lavori un certo equilibrio nei commenti e nei giudizi, con una distribuzione di responsabilità ben bilanciata tra le varie componenti di un club, ovvero proprietà, dirigenti, allenatori e giocatori.
Accade invece con sempre maggior frequenza, tralasciando i giocatori in quanto componente differente, che all'atto dell'analisi del rendimento di una squadra, si vada con la scure sui Coach mentre di proprietari e dirigenti e delle loro possibili manchevolezze si parla ben poco, con rarissime eccezioni.
E sono proprio i colloqui con tanti addetti ai lavori a portarmi a questa considerazione. Molta gente rispettabilissima e competente, taluni veramente maestri, tuttavia troppe volte portati a sparare giudizi molto “tranchant” su chi dirige le operazioni dalla panchina. Poco o nulla sugli altri responsabili.
Ecco perchè mi ha molto incuriosito ricapitolare una serie di pareri raccolti in questi anni, oltretutto in crescita esponenziale l'ultima stagione, che ritengo un attimino esagerati e fuori controllo rispetto a chi invece potrebbe avere responsabilità determinanti.
In ordine sparso, quindi…
Le critiche feroci agli allenatori di Eurolega da parte degli addetti ai lavori
«Ergin Ataman? Quello non allena… Gestisce e basta». Cominciamo bene… Quindi non allena uno che ha vinto 3 delle ultime 4 edizioni di Eurolega e si appresta a lottare per un poker che sarebbe storia?
Se è vero che Ataman è uno dei personaggi più divisivi della storia del gioco, ai vari critici potrebbe però essere venuto in mente che nel gioco di oggi la gestione del gruppo e l'empatia con le proprie stelle viene spesso addirittura davanti alle “X" e “O" di una lavagnetta. Chi meglio di Ergin? Fortunatamente ci sono anche dirigenti, proprio in EL, che ci hanno detto, molto chiaramente, che «Probabilmente lui è il migliore ad vare capito come gestire un team di Eurolega e cosa chiedere ai giocatori fino ad un certo punto».
«Roger Grimau non è un allenatore da Eurolega, è lì solo perchè il club non poteva più pagare Saras». Così più di un esperto.
Esordiente in EL, tra l'altro persona gradevolissima, Grimau ha portato il Barça ai possessi finali di gara 5 nei Playoff ed ha lottato in ogni competizione contro il miglior Real degli ultimi anni in un contesto in cui il mondo blaugrana era scosso quotidianamente da tematiche finanziarie e polemiche di un certo peso.
L'estate in cui è stato licenziato ed il lavoro seguente dei dirigenti catalani crediamo abbiano chiaramente dimostrato come i problemi fossero ben lontani dalla panchina. Ed inoltre se scelgo di mettere sul pino un Coach esordiente, non solo in Eurolega, dovrò aver la pazienza di fargli svolgere il suo lavoro in un periodo di tempo almeno triennale oppure l'ho scelto solo come eventuale capro espiatorio o per le ragioni finanziarie dopo il bagno di sangue degli addii di Jasi e Mirotic, oltre a Higgins?
Ed a proposito di Saras Jasikevicius: «Bravo ma troppo nervoso ed ancor meno empatico coi suoi giocatori ai quali lascia poco tempo per colloqui ed interazioni. Poi alle Final 4 non vince mai». Il Coach lituano, già leggenda sul paquet, da quando è in panchina ha raggiunto quelle Final 4 6 volte in 9 anni (vedi il dato proposto da Darius Garuolis x BasketNews), con la perla di quelle con lo Zalgiris, “Cinderella story” se ne esiste una. A proposito, con Obradovic ed Itoudis è l'unico nella storia ad aver raggiunto l'evento finale 5 volte consecutivamente. Brutta compagnia, eh?
Nella sostanza dei fatti la competitività che garantisce un Coach come Jasi è merce rarissima, oltretutto per un allenatore tutto sommato ancora molto giovane. Si vuole proseguire con le etichette stupide e frettolose oppure si vuole guardare oltre un pallone che balla sul ferro od un dettaglio che decide una gara?

Prima di lui ad Istanbul siedeva sul pino Dimitris Itoudis, dopo una lunghissima storia vincente a Mosca. «E' insopportabile con le sue richieste e difficilmente lega con l'ambiente. Al Cska vinceva solo perchè non avevamo rivali e poteva concentrarsi sull'Eurolega così da poter raggiungere più facilmente le Final 4». Dal 2014 sempre a quelle Final 4, due titoli, e la prima stagione al Fener non terminata con un altro ultimo atto solo per una tripla miracolosa di Sloukas… Senza contare le 5 vittorie da assistente di Obradovic con il Pana ed il trionfo al primo colpo in Eurocup con l'Hapoel Tel Aviv che lo riporterà nella massima competizione. Male male, no?
Chus Mateo, beh qui si sono toccati livelli clamorosi. Assistente di Laso dal 2014, ha sostituito lo stesso allenatore vitoriano a seguito del problema di salute prima delle finali 2022 e si è prontamente portato a casa il titolo (3-1 sul Barça). Promosso “head coach” subito dopo, vince la Supercopa 2022, perde in semifinale di Copa del Rey (Malaga) ed in finale di Liga (Barça) ma trionfa in Eurolega a Kaunas. La stagione seguente è quasi trionfale: Supercopa, Copa del Rey e Liga in patria, unica sconfitta in finale di Eurolega a Berlino. Nel 24/25 perde le finali di Supercopa e di Copa del Rey, entrambe contro Malaga, ed esce ai Playoffs di Eurolega contro l'Olympiacos, primo in stagione regolare, dopo 4 gare. Al momento ha un striscia aperta di 19 successi in Liga che gli hanno già garantito il fattore campo nei Playoff nazionali in virtù della prima piazza. E' imbattuto in casa nel campionato nazionale da oltre 400 giorni.
Quindi? «Non può allenare in Eurolega» ci disse più di un protagonista del gioco. «Se perde la prossima è licenziato» il refrain che si ascolta ogni due-tre giorni ormai da quell'inizio di stagione 2022/23.
Ok, prendete in esame la stagione attuale, sicurante negativa perchè a Madrdi devi solo vincere. ma fatelo in rapporto a quella precedente però. Via Poirier e Causeur ritirati Rudy e Chacho, perso incredibilmente Yabusele ad agosto a causa di un termine sul “buyout” troppo lungo, dentro Rathan-Mayes, Feliz, Ibaka, Garuba ed infine Fernando solo nel 2025. Meglio sorvolare su Dennis Smith JR, giunto nella capitale del tutto fuori forma. Ora, se da settembre è chiaro che servono due backup solidi per Campazzo e Tavares, per il primo soprattutto a causa dell'infortunio di Feliz che solo ora performa come atteso, se la perdita di Yabusele è chiaramente uno scherzo tremendo visti i tempi, la sovraesposizione dell'asse play-centro è responsabilità dell'allenatore oppure di un gruppo dirigenziale preso alla sprovvista? Aggiungetevi pure la controversa vicenda Hezonja chiusasi con un rinnovo oltremodo oneroso e tirate pure le conclusioni che preferite.

E proprio Pablo Laso è oggi discusso apertamente da giornalisti ed addetti ai lavori. «E' superato», «Vinceva a Madrid perchè con quella squadra avrebbe vinto chiunque», «Non allena», «Lontano da Madrid non ha dimostrato nulla», “E' un gestore, non un allenatore» etc etc.
Detto che un'idiozia più grande di quella legata alla separazione della gestione dal puro allenare non la stiamo nemmeno ad ascoltare, qualcuno ha in mente con chiarezza ciò che ha fatto Pablo Laso con il Real? E magari, mentre si pontifica sui problemi attuali al Baskonia, una riflessione sul fatto che a Vitoria si costruiscano ormai da tre anni squadre troppo corte per sostenere EL, Liga e Copa del Rey, visto il valore delle competizioni nazionali spagnole, è mai saltata in mente a chi oggi spara a zero su Laso?
Ioannis Sfairopoulos viene invece descritto da presunti esperti come uno che «oltre un certo livello non può andare», «Buon Coach ma nulla di più». Qualcuno di questi esperti ha per caso idea delle stagioni chiuse con le finali 2015 e 2017 ed esattamente contro chi l'Olympiacos di Sfai perse le due finali?
Georgios Bartzokas è veramente il caso limite. La miglior pallacanestro delle ultime tre, forse quattro stagioni, è sua eppure a sentire cosa si dice si viaggia da un «Se non vince l'Eurolega non ha futuro» a «E' troppo nervoso perchè sa bene che ha una sola opzione ad Abu Dhabi».
Se è vero che il roster allestito dall'Olympiacos è di primissimo piano, se non straordinario, lo è anche il fatto che pare assai contro la concezione di sport pensare che vi possa essere solo la soluzione del successo per dare valore al lavoro di un Coach. Ed ancor più in un format come quello delle F4, dove un minimo dettaglio può voler dire vittoria o sconfitta. Ma la qualità complessiva del gioco non conta proprio più? Si può aspramente criticare od imporre pressione clamorosa ad un Coach che ha già vinto questa competizione, che è alla quarta F4 consecutiva e che ha perso la finale del 2022 soltanto a causa di un capolavoro di un campionissimo come Sergio Llull di fronte ad un difesa e ad una prova complessivamente perfetta? Follia pura!
Ettore Messina è uno dei casi sicurante più controversi. Leggenda di Eurolega da inizio carriera agli anni del Cska con 4 titoli ed una cavalcata con la Kinder del 2001 che ha scritto pagine irripetibili nella storia del gioco, dall'approdo a Madrid nel 2009 non ha più confermato la gloria precedente. Dopo le esperienze da assistente in NBA ed una nuova parentesi moscovita, dal rientro a Milano nel 2019 non ha raggiunto risultati di un certo rilevo, se non la Final 4 del 2021, l'anno della competizione a porte chiuse.
«Bollito», «Superato nei concetti base del gioco» ed «Incapace di creare empatia con gli atleti di oggi» sono solo alcune delle critiche più feroci che gli vengono rivolte.
E' complicato qui parlare di separazione tra dirigenza ed allenatore, poichè come ben sappiamo Messina ricopre entrambi i ruoli. Limitiamoci ad una considerazione chiara: se si vuole dire che l'ex assistente di Pop ha fatto male lo si può certamente dire a causa dei tantissimi errori a livello dirigenziale che hanno negativamente influenzato quanto poi avvenuto in campo. Vederlo da solo allenatore resta la nostra speranza più grande.
Per Luca Banchi, nelle parole di tanti protagonisti del gioco, vale un po' il concetto di critica rivolto a Sfairopoulos: oltre un certo livello non va. Ora, l'allenatore toscano ha rimesso in sesto una squadra che pareva destinata a vivacchiare e l'ha portata a gara 5 di PO contro i campioni dell'Efes. Senza dimenticare 4-5 mesi stratosferici con la Virtus la scorsa stagione. Serve altro? Ed oggi dobbiamo sentirei che in realtà il suo rinnovo sarebbe in dubbio poichè complicato da un accordo precedente del club con Igor Kokoskov? Chi sta facendo male? Coach o dirigenza?
Andrea Trinchieri, come ci è stato detto più volte da alcuni esponenti del mondo dei media, non raccoglie il dovuto rispetto in Lituania poichè «Un po' lontano da come viene vissuto il gioco da queste parti» e, questa è bellissima, «Troppo diverso da Jasikevicius, che qui è leggenda e termine di paragone per chiunque». Sarebbe interessante capire come si possa ritenere il roster con cui ha lavorato il Coach italiano in grado di competere con le big di Eurolega, se non attraverso un miracolo gestionale tecnico. Senza nemmeno dare peso al paragone senza alcun senso né costrutto con Jasi.
Joan Penarroya è forse l'esempio più clamoroso per questa stagione. Vero che il suo Barça ha perso un numero di gare elevatissimo (17 in Eurolega, già 12 in Liga, 1 in Supecopa ed 1 in Copa del Rey), tuttavia l'ambiente in cui ha lavorato è semplicemente assurdo. Come Mateo sotto minaccia di licenziamento dal giorno 1 sul pino blaugrana (memorabile quanto scritto dalla stampa catalana alla vigilia della gara a Montecarlo di RS in EL: «Per ora parte con la squadra») ha dovuto accettare gli infortuni di Laprovittola, Metu, Vesely e Nunez senza che il club muovesse un dito per sostituirli. Ed è arrivato a gara 5 di PO persa di un punto col Monaco…
Ora, può anche essere che non sia un Coach di gran livello in Eurolega, ma la responsabilità è più sua o di chi, Navarro e Cubells su tutti, non ha saputo fare nulla per sostituire i lungodegenti, con la perla assoluta della barzelletta legata al ritorno di Thomas Heurtel?
Intanto da Belgrado ci fanno sapere che Zeljko Obradovic avrebbe gestito male la squadra, senza utilizzare al meglio l'anima serba della squadra. In effetti a pensarci bene era giocando di più con Nakic, Marinkovic, Pokusevski, Lakic, Koprivica e Aleksa Dmitrijevic che si sarebbe potuto dare l'assalto ai quartieri alti di Eurolega… Per favore, c'è un limite a ciò che si crede di poter dire!

Esercitare il diritto di critica, ma farlo con equilibrio tra le parti
Esercitare il diritto di critica è fattore sacro. Figuriamoci se chi lo fa quotidianamente possa mai permettersi di discuterlo. Però l'equilibrio nel valutare l'operato delle parti è assolutamente necessario.
Gli allenatori hanno un ruolo per il quale la sovraesposizione è una regola ormai fissa, non vi è dubbio a riguardo, tuttavia va considerata la condizione di lavoro in cui debbono operare, spesso assai lontana da come dovrebbe essere.
Ci si è mai chiesti se i giocatori a disposizione dei Coach sono veramente ciò che insieme al club si è deciso di provare a firmare e non scelte che derivano da una certa onniscienza presunta da parte di diversi dirigenti? E' un tema che potrebbe necessitare di fiumi di inchiostro, soprattutto in certe realtà piuttosto che in altre. Magari ci ritorneremo.
Nel frattempo sarebbe assai corretto che anche nei confronti degli stessi dirigenti si usasse non tanto la scure riservata ai Coach ma almeno un corretto diritto di critica. Altrimenti verrebbe da pensare che non lo si faccia poichè si tratta di profili coi quali si deve avere a che fare molto più a lungo rispetto agli allenatori, pensiero che se confermato rappresenterebbe una vera propria prosciugata oasi nel deserto di un'informazione da quieto vivere.