Maurizio Gherardini: La mia lega? Studio, imparo e poi via con regole ed obiettivi chiari e condivisi
Maurizio Gherardini è il nuovo presidente di Legabasket. Ci ha descritto così quali saranno i suoi primi passi al ritorno nel basket italiano.

Maurizio Gherardini è da mercoledì 25 giugno il nuovo Presidente di Legabasket.
Il miglior dirigente italiano di pallacanestro, l'unico in grado di reggere il confronto con leggende come l'Avvocato Porelli o Cesare Rubini, ha terminato la sua avventura di 11 anni al Fenerbahçe con l'ennesimo titolo, il sedicesimo, dopo una stagione perfetta da #triplete.
La situazione del basket italiano ed il lavoro che attende Maurizio Gherardini
La Legabasket è stata spesso sede di divisioni e polemiche, situazioni che hanno portato molto lontano da quel “bene comune” tanto sbandierato a parole e poi disatteso nei fatti.
Cambiare le sorti del basket italiano, in crisi nera oggettiva, non è operazione facile ma se non ci si prova con un grandissimo conoscitore del gioco e di tutte le dinamiche che lo circondano come Gherardini allora potremmo dire che non ci sarebbe alcuna ulteriore speranza.
La parola al nuovo Presidente di Legabasket, Maurizio Gherardini
Ed allora la parola va a lui, al solito disponibilissimo in giorni in cui è decisamente l'uomo più ricercato del nostro basket.
- Prima di tutto Maurizio complimenti per la stagione perfetta del Fenerbahçe, ennesimo capolavoro di una carriera straordinaria. Quando hai capito che tutto ciò sarebbe stato possibile?
«L'inizio è stato complicatissimo con tanti infortuni ed una chimica difficile da trovare.La squadra si è sostanzialmente stabilizzatore dopo l'arrivo di McCollum al posto di Skylar Mays: un veterano che ha portato equilibrio in campo e nello spogliatoio propio a livello di chimica. Da lì abbiamo percepito il cambiamento tanto che a gennaio, vedendo le cose andar già così bene, abbiamo quasi avuto paura che fosse troppo presto per essere in quello stato dei forma e di equilibrio. Sai come la si pensa a riguardo in Eurolega, se vuoi vincer devi esser al top più avanti…»
- E qui entrano in gioco i grandi meriti di un allenatore come Saras, o mi sbaglio?
«Certamente! Saras è stato capace di creare una squadra che credesse nel suo basket e nei suoi dettami generali, facendo in modo che questa accettazione permettesse a tutti di performare al meglio. E non sottovaluterei nemmeno il modo in cui ci ha condotto al titolo nazionale, dopo aver vinto l'Eurolega. Un sacco di assenti tra regole locali ed infortuni: niente Pierre, Bango ed ovviamente Wilbekin, oltre a perdere Biberovic e Sanli. Sembra tutto scontato ma non lo è stato per nulla. Ed aggiungo un dettaglio: Khem Birch, uno dei meno attesi, è stato MVP di queste finali turche: la squadra si è dimostrata tale a tutto tondo e la guida di Saras è stata importantissima per questo».

- Dopo tanti anni in cui ogni estate mi raccontavi di voler tornare in Italia a fare solo il nonno eccoti qua, ma ti sei preso un dell'impegno…
«Innanzitutto ringrazio per la fiducia accordatami e lo faccio anche verso chi, come Gandini, mi ha preceduto e mi affiancherà in questo periodo di transizione. Non è, come dici, un compito agevole e devo imparare tante cose perchè mi sono sempre occupato di un club mentre ora ne avrò 16. La prospettiva cambia di molto»
«Vorrei contribuire ai grandi cambiamenti che le sfide del basket moderno obbligano ad affrontare. La Lega stava già crescendo e deve farlo sempre di più. Dapprima sarà una fase di studio perchè da fuori avevo una prospettiva, all'interno ne avrò certamente un'altra. Sarà un lavoro con adrenalina differente da quella della vita di club, con un dovere certo: tutti dovremo condividere analisi, strategie ed obiettivi».
- Molti ti attendono come una sorta di mago che arriva con la bacchetta magica e che risolve tutto in un paese dove la nazionale non vince una medaglia da due decenni, dove gli ascolti sono bassissimi, dove la competitività delle squadre nelle coppe è tra le più basse in Europa e dove la comunicazione è stata, fino a qualche tempo fa prima di crescere molto, un vero problema, incapace di creare interesse. A livello di progettualità quanto tempo ti dai per far partire il cambio di rotta?
«E' difficile parlare di tempi. Sicuramente il rapporto con la Federazione dovrà crescere. Dovremo impostare regole chiare verso il futuro, discuterle e poi deciderle chiaramente. Studiare gli altri che stanno facendo meglio sarà imprescindibile, vedi ad esempio la ACB che ha lanciato la Liga U22 definendola uno dei passaggi più importanti della loro storia. Capire come e perchè si fa meglio è un esercizio di umiltà che aiuta a crescere».
«Dovremo accordarci per migliorare le strutture di ogni singolo club, ragionare su settori giovanili e giocatori. Rispettare le differenze tra gli stessi club ma su un chieìaro percorso comune di regole. Dovremo alzare i nostri standard sempre di più. Una struttura minima per ogni club non potrà mancare in tutte le aree: marketing, social media, ticketing etc. Ora è il tempo di studiare per poi prendere iniziative».
- In tanti anni abbiamo vissuto più divisioni che condivisioni. Come ti rapporterai con una lega in cui ci sono due club di riferimento come Bologna e Milano?
«I ragionamenti sui principi devono esser gli stessi per tutti, seppur considerando le differenze che è ovvio ci sono. Ma se non condividiamo allora diventa difficile. Dovremo adottare una sostenibilità che sia di base per tutti. E' importante digerire il cambiamento necessario tutti insieme».
- Il tema del contratto televisivo sicurante tra i principali. Non possiamo certo attenderci che basti la tua presenza per riportarci a cifre in stile De Michelis, ma cosa vorresti introduce di nuovo per rendere il prodotto più appetibile?
«Oggi mi è ancora impossibile dirti qualcosa in tal senso, Umberto Gandini continua le negoziazioni, lo sai, io seguo, imparo e capisco come muovermi in un territorio nuovo. Al momento devo chiarirmi a che punto siamo, Incontrerò proprio Gandini a breve e da lì inizierà il lavoro che nella transizione sarà svolto insieme».
- Nessuno conosce l'Eurolega meglio di te e sai bene come le squadre impegnate in quella competizione vi diano priorità rispetto al campionato nazionale, almeno finché restano in corsa per qualcosa. Come gestirai la questione e come vorrai maggiormente coinvolgere Milano e Bologna anche prima dei Playoff?
«Parto dal presupposto che questa lega è cresciuta come competitività quest'anno, lo si è visto anche nei Playoff. Il fatto che si possa perdere con tutti vale anche per le squadre di Eurolega, è valso anche per noi al Fenerbahçe, sebbene le sconfitte siano poi state poche. Le realtà si sono avvicinate a Bologna e Milano e questo è un plus per tutto il movimento, quindi credo che il coinvolgimento delle due squadre oggi principali non mancherà».
In un'oretta di chiacchierata Maurizio avrà detto almeno 4, 5 volte la parola “imparo”. La sensazione è di quell'umiltà tipica di chi non vuole muoversi senza conoscere il minimo dettagli del mondo in cui dovrà operare, al pari della certezza del come si fa e quando lo si deve fare.
Se ci fossero dubbi basterebbe, a parte le storiche e vincenti esperienze coi club che lo hanno portato da Forlì al Fenerbahçe, guardare alla pallacanestro canadese, a quello che era prima che fosse coinvolto nel processo di studio, osservazione e crescita ed a quello che è ora.
Maurizio Gherardini ringrazia chi gli ha concesso fiducia per questo ruolo determinate in un momento così complicato, noi siamo certi di dover ringraziare lui con largo anticipo.
Mesi orsono scrivevamo delle eccellenze italiane che lavoravano quasi tutte all'estero, col rammarico di non vederle operare qui da noi. Oggi c'è grande entusiasmo e felicità nel ritrovarne due, Gherardini e Baiesi, al comando di differenti operazioni nostrane. Ci sono diversi altri nomi da coinvolgere, ma ogni grande viaggio inizia con un primo passo e qua sono già due.
Fiducia, appunto.