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C’era una volta una squadra che non doveva esserci. Doveva solo affacciarsi, magari sbirciare dal vetro la grande tavolata dell’Eurolega, fare un inchino, poi tornarsene da dove era venuta. Una comparsa, una nota a piè di pagina. Invece, il Paris Basketball ha scritto un capitolo intero.

Parsi Basketball, che stagione!
Paris Basketball

La storia della stagione parigina: da Thomas Iisalo a Tiago Splitter

La storia comincia da un vuoto: quello lasciato da Tuomas Iisalo, l’architetto, l’uomo che aveva costruito la macchina perfetta per vincere l’Eurocup. Un addio che sembrava segnare l’inizio della fine. Al suo posto è arrivato un nome che fa rumore, ma ancora privo di voce in panchina: Tiago Splitter. Una leggenda sul parquet, un’incognita con la lavagnetta. Una scommessa.

Il mercato? Tutt’altro che scintillante. Si è scelto di puntare sulla continuità, sul gruppo che aveva già trionfato in Eurocup, aggiungendo qualche tassello con più domande che certezze. Maodo Lo dopo una stagione grigia a Milano, Hayes da una parentesi incostante a Kaunas, poi Ouattara e Cavaliere per le regole francesi. Nessun fuoco d’artificio. Eppure…

Tiago Splitter, Coach of the Year a metà stagione secondo Eurodevotion

Le regole non scritte di Eurolega stravolte dal Paris Basketball

Eppure, è stata una stagione da batticuore. Un manifesto di sport e di coraggio. Parigi ha stravolto ogni logica, ha giocato con il cuore in mano e una leggerezza sfrontata che ha conquistato anche i più scettici. Io, personalmente, non mi sono perso neanche una partita: era impossibile staccarsi da quella squadra così diversa, così opposta nel modo di vincere rispetto ai grandi sistemi europei. E proprio per questo, così irresistibile.

Budget ridotto, esperienza quasi nulla, ma sono arrivati ai Play-in. Non solo: ci ritorneranno l’anno prossimo, più consapevoli, più credibili. Hanno salutato la competizione regalando emozioni vere, costringendo anche un gigante come il Fenerbahçe a sudare ogni possesso. L’ultima partita è stata uno spettacolo: un supplementare, una battaglia, un abbraccio collettivo del pubblico parigino alla propria creatura ribelle.

Parigi ha corso ai 73 possessi (la media Eurolega è 71), tirato 67 volte (contro una media di 63), provato 30 triple (media 26), segnato 86 punti (media 83). Statistiche che raccontano una rivoluzione silenziosa. E tutto questo, senza mai smettere di difendere con ferocia, senza paura di perdere qualche pallone, senza il terrore di sbagliare. Tiri in ritmo, dentro un sistema che faceva sembrare naturale anche l’impossibile.

I protagonisti: da TJ Shorts a Nadir Hifi e Tyson Ward
 

Nadir Hifi e TJ Shorts

Una squadra costruita sulle spalle e sul talento di tre uomini: TJ Shorts, Nadir Hifi e Tyson Ward. Tre nomi che l’anno prossimo insieme a Jantunen, molto probabilmente, vedremo altrove. Con quale impatto? Chi lo sa. Più interessante sarà capire come Parigi proverà a sostituirli. Riusciranno a trovare volti nuovi che possano replicare questa magia?

Per ora, però, è tempo di ringraziare. Perché Parigi non ha solo partecipato all’Eurolega. L’ha contagiata. L’ha cambiata. Ha dimostrato che si può giocare “all’americana” anche in Europa, che si può vincere senza piegarsi al conservatorismo dei grandi club. Ha estremizzato concetti, ha scardinato abitudini. E ci ha fatto sognare.
 

Merci, Paris. 

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