Ettore Messina, una lettera che non convince ed il futuro Olimpia
Le dimissioni di Ettore Messina sono ovviamente la notizia della settimana in Eurolega. Cosa succede ora a Milano?
Ettore Messina da lunedì pomeriggio non è più l'allenatore dell'Olimpia Milano.
La notizia ha chiaramente fatto molto rumore nel mondo del basket, principalmente quello italiano.
E' storia che ha le sue radici in un'estate strana culminata in un'organizzazione tecnica senza precedenti nel mondo dello sport, con Peppe Poeta nel ruolo di assistente già però sotto contratto come capo allenatore per la prossima stagione e lo stesso Messina pronto ad un sorta di “last dance” prima di passare ad altri incarichi non ben specificati, vista la scadenza dell'accordo con Milano datata giugno 2026.
L'allenatore dei 4 titoli di Eurolega tra Bologna e Mosca ha scelto di non incontrare la stampa dopo l'annuncio del club ma di inviare una lettera aperta in cui ha spiegato i motivi delle sue dimissioni, questa volta accettate dal club diversamente da quanto accaduto in almeno un'occasione in passato.
Proviamo ad analizzare tutto l'accaduto, cercandone le ragioni anche indietro nel tempo e valutando presente e futuro della squadra da ieri in mano a Peppe Poeta.
Il comunicato Olimpia ed il nuovo ruolo di Messina
E' il tardo pomeriggio di lunedì 24 novembre quando il comunicato di Olimpia Milano annuncia che Messina, testualmente «di comune accordo con il Presidente Leo Dell'Orco», ha lasciato l'incarico di allenatore mettendo così fine ai 2358 giorni sul pino biancorosso.
Si legge che «Ettore Messina continuerà a far parte dell’organizzazione nel suo ruolo dirigenziale, garantendo così continuità e competenza nel club grazie all’esperienza maturata negli anni».
E qui nasce il primo dubbio che andrebbe prontamente risolto. Farà parte dell'organizzazione del club in quale modo? Siccome si sono succedute diverse voci che danno Messina come una sorta di consulente del Presidente Dell'Orco, non è difficile pensare che sarebbe assai meglio chiarire quale delle due situazione si tradurrà in realtà quotidiana. Perchè un conto è essere parte dell'organizzazione del club, e nel caso in quale modo, un altro conto è una consulenza in forma quasi privata al Presidente.
Mai come in questo momento, proprio dopo la particolarissima nonchè unica estate vissuta, ci sarebbe bisogno di chiarezza sotto qualsiasi punto di vista.
La lettera di Messina: il non confronto ed il fattore di divisione
Un paio d'ore dopo ecco la lettera aperta di Ettore Messina che vuole spiegare la sua decisione.
Una lettera che è stata accolta all'opinione pubblica in modi decisamente opposti l'un l'altro. Chi ne ha apprezzato stile e contenuti, sottolineando come le dimissioni siano situazione ormai in netto disuso nel mondo dello sport, chi invece non ne ha proprio condiviso sia la forma che la sostanza.
Una prima riflessione deriva dalle prime parole dello scritto.
«Mi perdonerete se esprimo con questa lettera, e non con una conferenza stampa o delle interviste, i motivi della decisione che ho preso, con animo sereno e costruttivo, nella giornata odierna».
Non vi è alcun problema di perdono o meno, nessuno ha questo diritto, tuttavia è molto chiaro chiedersi come mai, ancora una volta, a livello comunicativo Messina non voglia il confronto con la stampa, ivi compreso quella che avrebbe magari voluto entrare più nei dettagli ponendo alcune domande che avrebbero potuto anche risultare scomode. E' una mancanza che abbiamo sottolineato moltissime volte in questi sei anni, non possiamo non farlo anche questa volta.
E molto direttamente, senza giri di parole, siccome da diverse parti sono giunte più di una voce ad indicare un certo malcontento da parte dei giocatori, rispondere a questa domanda sarebbe stato così difficile per con Coach con un'esperienza di oltre 30 anni in panchina? Magari, proprio attraverso una chiara e sincera smentita, si sarebbe aggiunto un passaggio di ulteriore chiarezza. Perchè no? Come sempre il silenzio non fa bene a nessuno, svilisce il prodotto e lascia campo libero alle più fantasiose illazioni.
Prosegue il Coach…
«Fin dal primo giorno di allenamento ad agosto, ho provato un grande piacere nell’andare in palestra con tutto il gruppo squadra, inclusi sanitari, fisioterapisti, preparatori e il resto dello staff, che accomuno in un sentito ringraziamento. E allora, vi chiederete, perché lasciare la panchina (ma non il club)?»
«Il motivo è molto semplice: ho capito di essere diventato – non da oggi – un fattore di divisione e, di conseguenza, di distrazione. Anche impegnandomi a svolgere il mio lavoro nel miglior modo possibile, ogni circostanza si trasformava in un’occasione per aprire un referendum pro o contro la mia persona. Per questo motivo (e soltanto per questo) ho deciso di eliminare una situazione che era diventata per me fonte di grande tensione e per la squadra e la società causa di danno. Eliminando la causa delle tensioni, ritengo di esercitare al meglio la responsabilità affidatami dal Signor Giorgio Armani e dal club fin dal mio primo giorno in Olimpia».
Qui sta il punto ulteriormente delicato che andrebbe capito.
Chiarito che nessuno si è mai sognato di pensare che Messina non si si sia impegnato a svolgere il proprio lavoro nel modo migliore, ciò che non risulta chiaro è quel concetto di “fattore di divisione”. Divisione in quale contesto?
Ettore Messina, come detto, è ampiamente nel quarto decennio di carriera, un percorso che fino a prima del periodo 2009/11 al Real Madrid è stato decisamente tra i più luminosi e vincenti di sempre nel Vecchio Continente. Ora, con quell'esperienza e con quel curriculum non possiamo pensare che si consideri oggi “fattore di divisione” nell'ambiente Olimpia allargato, ovvero quello che ricomprende l'intera tifoseria e tutto quanto oggi è comunemente presente su social etc. Vogliamo credere che quel fattore di divisione sia riferito proprio alle reazioni dei tifosi, visto che la stampa non si può certo dire troppo critica nei confronti di Ettore e dell'Olimpia, se non in casi isolati? Francamente è impensabile che con tutto il bagaglio di vita cestistica che si porta dietro Messina non accetti che un ambiente inteso come tifoseria si interroghi su risultati che in Eurolega non arrivano da oltre mille giorni. E' la vita di ogni sportivo, è la vita di ogni personaggio esposto pubblicamente, non si può non accettare la critica della gente, anche perchè andrebbe ricordato che tutta quella gente, tutti quei tifosi, sono l'unica componente irrinunciabile di tutto il giochino. Non ci fossero loro, non ci sarebbe modo di lavorare in questo settore assai privilegiato, ancor più se lo fai all'interno del gruppo Armani, eccellenza mondiale.
Ben diverso, ed anche qui sarebbe stato bello chiarire proprio come chiedevamo sopra, se quell'essere divisivo riguardasse invece il club e la squadra: qui la faccenda si complicherebbe perchè vorrebbe dire che dall'interno sarebbe mancata una significativa parte di fiducia in chi oltre ad un ruolo tecnico ne ha avuto uno con una notevole carta bianca gestionale. Divisivo tra i giocatori? Divisivo tra i responsabili del gruppo inteso come proprietà?
In buona sostanza se quel menzionato referendum pro o contro è questione tra i tifosi, mi dispiace ma non si può pensare che un club scelga in base a quello, sarebbe venire meno a quanto richiede un lavoro dirigenziale di valore. Se invece i sì od i no referendari sono interni, beh siamo di fronte a qualcosa di molto più serio. Ed ancora una volta lasciare sospesa la questione non fa che alimentare dubbi che si potrebbero evitare con la tanto citata chiarezza.
Continua così poi lo scritto del Coach.
«Quest’anno, in particolare, ho fatto molta fatica ad accettare il clima, tanto che a volte esitavo persino a salire gli ultimi gradini verso il campo. La mia decisione ha dunque un unico scopo: favorire un momento di unità, creando le condizioni perché tutti si raccolgano attorno alla squadra. Con la profonda convinzione che il gruppo possa ottenere ottimi risultati, come ha già dimostrato nonostante i numerosi infortuni».
Il vivere male la partita non è una novità, Ettore lo ha detto tantissime volte, sottolineando come apprezzasse molto di più il lavoro quotidiano di allenamento. E' ancora però quell'accenno al clima da accettare che ci riporta ai dubbi precedenti. Quale clima? Per caso quello del Forum, ovvero uno dei posti più tranquilli dove esercitare la professione sportiva? Suvvia… Ed il “favorire un momento di unità”? Dove? Come? Perchè? Tutto sospeso. Possiamo chiedercelo? Possiamo chiederglielo?
E la chiusura della lettera riporta ulteriormente ai dubbi iniziali.
«Resto il primo tifoso dell’Olimpia e, soprattutto, resto nel club per dare il mio contributo ad affrontare le nuove sfide fuori dal campo, che sono alle porte. In questo senso, sono molto felice e motivato di proseguire il lavoro al fianco del nostro Presidente Leo Dell’Orco.
Guardando avanti, sono sicuro che Peppe e lo staff tecnico continueranno a lavorare con l’impegno e la competenza che non sono mai mancati. Se avranno l’aiuto di tutti, raggiungeranno i risultati sportivi che ci auguriamo. I componenti dello staff tecnico sanno che resto a loro disposizione per qualsiasi cosa possa essergli utile, ma so che sapranno guidare nel modo migliore la nostra Olimpia, che ora ha bisogno solo di serenità e di unione.
Grazie di cuore».
Restare nel club ed al fianco del Presidente, a disposizione dello staff: rieccoci col nuovo ruolo non definito, tra club e privato.
In sostanza troppe cose sospese e soprattutto una mancanza che avrebbe cambiato tutto: perchè in mezzo a tante parole non esiste nemmeno un minimo passaggio dedicato all'ammissione di qualche errore? Dimettersi è un gesto rispettabilissimo senza alcun dubbio, ma farlo indicando ragioni che sarebbero solo ed unicamente responsabilità di non ben chiariti ambiente e clima non fa di questo scritto un momento di eccessivo valore.
Molto chiaramente Messina scrive di essersi dimesso a causa di un clima e di un ambiente che non riusciva più ad accettare: per il bene dell'Olimpia, ok, ma senza assumersi la minima responsabilità per il rendimento di una squadra che in Eurolega ha raccolto briciole per 1000 giorni nonostante ingenti disponibilità finanziarie.
Ci aspettavamo qualcosa di diverso.

Il club ed il futuro. Quella nuova figura tecnica…
Se è assolutamente vero che la pallacanestro Olimpia Milano deve esclusivamente a Giorgio Armani ed al suo gruppo la sua posizione attuale in Eurolega, grazie al salvataggio a metà del primo decennio del secolo ed ai successivi passaggi che hanno riportato la città di Milano a partecipare con regolarità al massimo trofeo continentale, lo è altrettanto che la valanga di denaro investita in questi ultimi sei anni, quelli per intendersi dell'era Messina, ha portato ben poco in termini di risultati in Europa. Nulla di paragonabile alle disponibilità precedenti per Scariolo, Banchi, Repesa e Pianigiani: fare confronti con quelli anni è una barzelletta che non fa nemmeno ridere.
Sì, il rapporto tra spesa e resa non torna minimamente dal punto di vista sportivo. E lo diciamo dati alla mano, perchè andrebbe definitivamente chiarito che l'aver fatto passare troppo spesso il messaggio che non si potesse competere con le greche, le turche, il Real etc è valido sino ad un certo punto, o meglio al netto del denaro gettato troppo spesso dalla finestra per operazioni sanguinose.
Si è partiti dal sontuoso “buyout” corrisposto a Mike James, non si è stati pronti ad agire in altre occasioni che avrebbero cambiato la storia di questi anni (Campazzo), si è firmato Mirotic nel ruolo del proprio capitano per poi perdere nel giro di due anni sia il montenegrino che Melli stesso, non si è stati in grado di rinnovare un giocatore straordinario come Devon Hall, consacratosi poi ad Abu Dhabi con in mano il trofeo di Eurolega, senza entrare nella gestione di altri mancati rinnovi passati che avrebbero cambiato moltissimo in meglio. Poche balle, si sono investiti milioni e si sono corrisposti ingaggi alle volte folli (se vi vengono in mente soprattutto Pangos, B.Davies o Dimitrijevic non siete lontani dalla verità) strappando giocatori alla concorrenza di quasi tutti. E non capendo che altri, una volta che si è stati in corsa per firmarli, non accettavano esitazioni.
Queste sono responsabilità chiare ed evidenti del club e di chi lo ha gestito. Ed il ruolo di Ettore Messina all'interno di quella gestione è stato importante, se non determinante. Lo sanno anche i muri nel mondo del basket, se non fosse che dirlo senza esitazione è stato ed è appannaggio di pochi. Ed è tutto ancor più strano poichè si è verificata una completa mancanza del concetto di imprenditorialità in troppe situazioni: ma com'è possibile se dietro c'è un gruppo come la Giorgio Armani Spa?
Olimpia Milano si è organizzata molto bene nelle stagioni messiniane, ha avuto ed ha pure oggi nel suo organigramma figure di altissima capacità e professionalità come prima Gianmaria Vacirca, autore di uno splendido lavoro a livello societario e non solo di campo, ed oggi Daniele Baiesi, senza il minimo dubbio uno dei migliori dirigenti nel mondo del basket, professionista che va ben oltre la conoscenza del valore di migliaia di giocatori e che sa bene come si debba gestire un club e come si debbano correttamente indirizzare le risorse a disposizione.
Tutto questo si sarebbe potuto accoppiare alla perfezione con un allenatore eccezionale come Ettore Messina, tuttavia, e tocca ripeterlo nuovamente, il carico del doppio ruolo ha giocato uno scherzo negativo che ne ha caratterizzato anche il rendimento in panchina.
La scelta di oggi, le dimissioni accettate dal Presidente, sono un passaggio a vuoto, seppur dovuto viste le condizioni di negatività che lo stesso Messina trasmette e vive da tempo, che non dà una bella immagine del club. E' cosa che si sarebbe dovuta fare in estate, forse anche prima di questa, è cosa che qualsiasi addetto ai lavori temeva potesse accadere proprio in questo periodo, semplicemente ragionando su una situazione unica, come detto sopra, nel mondo dello sport, che sarebbe funzionata assai difficilmente.
Ed è un passaggio a vuoto che ancora una volta fornisce l'immagine di un club che non ha mai saputo conciliare la splendida e vincente immagine di un gruppo creato da una persona unica come il Signor Armani, con una gestione sportiva che ne riproducesse gli stessi valori.
Milano ha sprecato anni di grandissime possibilità, ma resta un club che può voltare pagina e farlo ripartendo dalle eccellenze di cui dispone, ovvero una proprietà di assoluto livello che non deve fare altro che cambiare rotta scegliendo di lavorare nello sport con i principi che hanno portato in alto il gruppo, ovvero investimenti oculati e responsabilità a professionisti di altissimo valore.
Come Daniele Baiesi, al quale andrebbe data certa bianca per costruire un'organizzazione sostenibile e vincente, cosa che ha sempre fatto in carriera.
Eventuali altre figure “tecniche”, tema di cui si parla in queste ore, dovrebbero essere scelte proprio dal Direttore Sportivo attuale il cui contratto, va ricordato, scade a fine giugno e va rinnovato prima di qualunque giocatore.
Per il bene di Milano, non a parole ma nei fatti.
