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Giorgio Armani, un gigante mondiale

La recente scomparsa di Giorgio Armani ha scosso l'intero mondo della moda e quello imprenditoriale che gli stanno giustamente tributando tutto il rispetto che una figura come la sua merita per quanto fatto durante un'esistenza terrena testimonianza di lavoro e creatività, entrambi accompagnati da una classe senza pari.

Non così importante, ma comunque significativo, quanto gli viene riconosciuto dal mondo dello sport, principalmente quello cestistico dove l'impegno in Olimpia Milano ha realmente salvato lo storico club meneghino da un destino pressochè segnato, riportandolo dopo tanti investimenti ai vertici nazionali. Non va poi dimenticato quanto fatto in termini di sponsorizzazioni e creatività per tutto il resto dello sport azzurro, patrimonio rilevantissimo.

Del tutto inutile aggiungere nuovi capitoli di elogi alla storia di un uomo che è leggenda nel vero senso della parola ed ha saputo esserlo con una signorilità unica, concetto che non si può non continuare a sottolineare. E' stato ambasciatore unico dell'italianità del mondo, tralasciando quel concetto di “made in Italy” che aprirebbe discussioni infinite per chi frequenta, purtroppo, il settore moda-abbigliamento.

Giorgio Armani, semplicemente educazione, stile ed eleganza

Mi fa però estremamente piacere ricordare un episodio ormai datato più di 30 anni fa, l'unica occasione di un contatto diretto con il Signor Armani.

Il sottoscritto, giovanissimo venditore alle prime armi, si reca presso la sede di via Borgonuovo a Milano per un appuntamento nel quale mostrare le proprie collezioni di tessuti. A ricevermi è uno dei compratori del gruppo con responsabilità appunto sulla selezione delle stoffe.

Solita routine in una delle salette dedicate a ricevere i visitatori, si apre la valigia, si descrivono i propri prodotti mentre li si mostra e si attende speranzosi il giudizio positivo del potenziale acquirente. Dopo una decina di minuti si sente bussare alla porta della saletta ed ecco che si palesa la figura di chi è già un monumento della moda a livello mondiale.

Il mondo del ragazzino si ferma improvvisamente. La salivazione si azzera, un certo tremolio caratterizza i movimenti delle mani nel gestire i tessuti, un senso di paralisi apparente colpisce dalla testa ai piedi: cosa fare? Mi mangerà? Mi scoppierà a ridere in faccia dicendo che i miei non sono tessuti ma stracci? Mi chiederà che ci fa lì un bambino? Questi i pensieri più positivi del momento…quando una mano si allunga verso la mia persona accompagnata da un semplicissimo ed assai cordiale «Piacere, Giorgio Armani».

La paralisi peggiora! Oh mio  Dio, è una persona normale anche lui, ha due gambe, due piedi, due mani e parla come tutti gli esseri umani, si presenta anche se non ce ne sarebbe bisogno vista la sua notorietà, cosa faccio ora?

Qui arriva il capolavoro del perfetto idiota, la levata d'ingegno indimenticabile in senso negativo.

Porgo la mia mano e sussurro, convinto, uno stupidissimo «Piacere, lo so».

Due parole, un sorriso, una semplicissima presentazione come fa ogni persona educata, la comprensione dello stato mentale di un bambino che si trova davanti a qualcuno di grande, la capacità di mettere a proprio agio chi è in imbarazzante difficoltà autoinflitta: se ci chiediamo perchè chiunque ne parli si è sempre riferito a lui come al “Signor Armani” ecco che possiamo facilmente comprendere che mai quel “Signor” fu detto con maggior cognizione di causa.

Educazione, stile e gentilezza: sono cose che dovrebbero essere di tutti ma che in realtà sono di pochi. Ben oltre il successo, che cambia proprio chi queste caratteristiche non le ha.

E' il mio piccolo ricordo del Signor Armani ed oggi una volta di più non faccio fatica a capirne valori ed eredità lasciati nella memoria di chiunque.

 

 

 

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